Manifestiamo…Il contratto non è un menù, sciopero dei lavoratori dei fast food

Pubblicato: 15 Maggio 2014 in Notizie e politica
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«Siamo noi il Quarto stato. Io vivo con 650 euro al mese ma allo scio­pero non rinun­cio». Giu­seppe Augello, dele­gato mila­nese di McDonald’s è carico, pronto per incro­ciare le brac­cia insieme a tutti i suoi col­le­ghi che nel mondo frig­gono panini e bat­tono scon­trini alla cassa. Cap­pel­lino e uni­forme di ordi­nanza, i ragazzi degli archi dorati si pre­pa­rano a cor­tei, volan­ti­naggi e flash mob per riven­di­care salari più alti, il diritto a un lavoro full time e ritmi umani.

Giu­seppe è Rsa Fil­cams Cgil da cin­que anni, da quando cioè ha comin­ciato a lavo­rare per la mul­ti­na­zio­nale del panino: da allora, McDonald’s lo ha spe­dito prima a Ber­gamo e poi in ben due locali desti­nati alla chiu­sura, pur di costrin­gerlo ad andar­sene («per­ché io rompo e metto i paletti»), ma lui ha resi­stito. Giu­seppe ha citato l’azienda davanti al giu­dice, per con­te­stare un appren­di­stato lungo tre anni ma senza for­ma­zione (il recente decreto Poletti sug­ge­ri­sce qual­cosa?): McDo ha accet­tato di con­ci­liare, ha dovuto assu­merlo a tempo inde­ter­mi­nato e pagar­gli tutti gli arretrati.

Giu­seppe è solo un esem­pio, parla di un mondo di lavo­ra­tori che non si arrende. Per oggi la IUF (Inter­na­tio­nal Union Food, sin­da­cato glo­bale della risto­ra­zione) ha indetto una gior­nata di ini­zia­tiva mon­diale, la #Fast­Food­Glo­bal, a cui l’Italia ade­ri­sce – con lo scio­pero di domani, che in realtà riu­ni­sce tutti i lavo­ra­tori del turismo.

«Il nostro con­tratto non è un menù», dice il volan­tino dei mila­nesi in scio­pero. «Su Milano e in tante altre città por­te­remo i lavo­ra­tori in cor­teo», annun­cia Gior­gio Orto­lani della Fil­cams. In effetti la mobi­li­ta­zione ita­liana è stata indetta da Cgil, Cisl e Uil soprat­tutto per il con­tratto: per­ché la Fipe-Confcommercio – cui ade­ri­sce McDonald’s, con i suoi 16 mila dipen­denti – ha disdetto il con­tratto nazio­nale, lan­ciando una sfida senza pre­ce­denti al sindacato.

Il gesto della Fipe è dav­vero «rivo­lu­zio­na­rio», visto che l’associazione che riu­ni­sce grossi mar­chi come Auto­grill, MyChef, Che­fEx­press, vor­rebbe ideal­mente pas­sare al supe­ra­mento del con­tratto nazio­nale, per appli­care dei rego­la­menti azien­dali uni­la­te­rali. Abbat­tendo gli scatti di anzia­nità, i per­messi retri­buiti, le mag­gio­ra­zioni per not­turni e festivi, la quat­tor­di­ce­sima. «La disdetta ci era stata comu­ni­cata a par­tire dal primo mag­gio 2014 – spiega Cri­stian Sesena, segre­ta­rio nazio­nale Fil­cams Cgil – Poi hanno deciso di pro­ro­garla al 31 dicem­bre: forse adesso vogliono sedersi a un tavolo».

A minac­ciare i prin­ci­pali isti­tuti con­trat­tuali, anche se non hanno scelto di disdet­tare il con­tratto, anche gli alber­ga­tori ade­renti a Con­fin­du­stria e Confesercenti.

Una situa­zione – quella di un con­tratto che non si rie­sce a rin­no­vare ormai da un anno (se si eccet­tuano Fede­ral­ber­ghi e Faita cam­peggi, unici ad aver fir­mato) – che mette gli addetti ancora più in crisi, se già non bastas­sero con­di­zioni di lavoro spesso pre­ca­rie e al con­fine con la povertà.

Sesena di recente è stato a New York, dove ha par­te­ci­pato al sum­mit indetto dalla IUF per orga­niz­zare le mobi­li­ta­zioni: «Il fatto posi­tivo è che stiamo cer­cando di uscire dal loca­li­smo – spiega – McDonald’s ha un’organizzazione del lavoro simile in tutto il mondo, che si ripete un po’ nei 33 paesi che hanno ade­rito alla pro­te­sta. E uguali sono i metodi di for­ma­zione. È impor­tante creare un coor­di­na­mento delle lotte glo­bali: che però non deve essere fatto solo di azioni estem­po­ra­nee, per gua­da­gnare visi­bi­lità, pure fon­da­men­tale. Serve una stra­te­gia sindacale».

Negli Usa, ad esem­pio, si chiede il rad­dop­pio della paga ora­ria: da 7,25 dol­lari a 15 (tenendo conto che non è un netto: i lavo­ra­tori con que­sta cifra devono pagarci anche l’assicurazione sani­ta­ria). Ecco il senso della cam­pa­gna #fightfor15.

In Ita­lia, sep­pure il tema del red­dito sia impor­tante – non solo sul piano del con­tratto nazio­nale, ma anche sulla obbli­ga­to­rietà di fatto del part time – la ver­tenza va anche su altri temi: «Si deve par­lare di orari, di con­ci­lia­zione vita-lavoro, di tutela delle donne e delle mamme – dice Sesena – Non dimen­ti­cando che McDonald’s non ha mai voluto sedersi per discu­tere un integrativo».

A Milano, tra l’altro, si parla anche di Expo: come lavo­re­ranno nel 2015 gli addetti di risto­ranti e alber­ghi se non avranno un contratto?

Quindi ecco le cam­pa­gne che la Fil­cams Cgil ha lan­ciato per gli addetti dei fast food, spesso gio­vani e un po’ a digiuno di cono­scenze sin­da­cali, inter­cet­ta­bili però sui social net­work: la cam­pa­gna «Fac­cia a fac­cia con la realtà» è diven­tata un blog (www​.fast​ge​ne​ra​tion​.it) dove i lavo­ra­tori si rac­con­tano (su Twit­ter l’hashtag è#fast­ge­ne­ra­tion).

Antonio Sciotto

Fonte: Il Manifesto

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