RIFLESSIONE: Le altre Taranto d’Italia. Ecco lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità

Pubblicato: 16 agosto 2012 in Riflessioni
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Domani arriveranno a Taranto i ministri Clini e Passera, ufficialmente per incontrare Riva, i sindacati e la Regione Puglia, ma in realtà per disporre i pezzi di una inedita partita a scacchi con la magistratura. Per ammorbidire i toni alla fine è stato deciso di lasciare a casa il ministro della Giustizia ma nella sostanza lo scontro resta. L’esecutivo è pronto a fare il ricorso alla Consulta e, se non dovesse bastare, a mettere mano al decreto che annullerebbe gli effetti dell’ordinanza del Gip Todisco. Intanto i “Cittadini liberi e pensanti” hanno convocato una manifestazione (piazza Castello 8.30) il cui obiettivo è quello di scongiurare il pericolo dell’ennesimo insabbiamento dei veleni dell’Ilva. In realtà l’Italia è piena di “Casi Ilva”. A dirlo è lo stesso Istituto superiore di sanità che a settembre aggiornerà i dati del rapporto “Sentieri”. L’edizione del 2011 è sconvolgente: decine e decine di siti in cui i casi di malattie gravi sono molto superiori rispetto a quelli attesi. Nei poli petrolchimici – si legge nel rapporto – sono state osservate 643 morti in eccesso per tumore polmonare, 135 per malattie non tumorali dell’apparato respiratorio; nelle aree con presenza di impianti chimici, 184 casi in eccesso per il tumore del fegato. L’amianto resta un importante fattore di rischio, in particolare per il mesotelioma pleurico per il quale la relazione causale con le esposizioni ambientali nei siti contaminati è univoco ed accertato: nell’insieme dei dodici siti contaminati da amianto è stato osservato un totale di 416 casi di tumore maligno della pleura in eccesso rispetto all’atteso. In vari contesti è stato possibile associare incrementi osservati della mortalità alle esposizioni ambientali dovute alle emissioni di impianti specifici. Ad esempio, per gli incrementi di mortalità per tumore polmonare e malattie respiratorie non tumorali, a Gela e Porto Torres è stato suggerito un ruolo delle emissioni di raffinerie e poli petrolchimici, a Taranto e nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese un ruolo delle emissioni degli stabilimenti metallurgici. Negli eccessi di mortalità per malformazioni congenite e condizioni morbose perinatali è stato valutato possibile un ruolo eziologico dell’inquinamento ambientale a Massa Carrara, Falconara, Milazzo e Porto Torres. Per le patologie del sistema urinario, in particolare per le insufficienze renali, un ruolo causale di metalli pesanti, IPA e composti alogenati è stato ipotizzato a Massa Carrara, Piombino, Orbetello, nel Basso Bacino del fiume Chienti e nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese. Incrementi di malattie neurologiche per i quali è stato sospettato un ruolo eziologico di piombo, mercurio e solventi organoalogenati sono stati osservati rispettivamente a Trento Nord, Grado e Marano e nel Basso Bacino del fiume Chienti. L’incremento dei linfomi non Hodgkin a Brescia è stato messo in relazione con la contaminazione diffusa da PCB. Deve essere tuttavia messo in evidenza che le cause di morte studiate, con rare eccezioni, riconoscono una molteplicità di fattori causali, peraltro non tutti noti. I risultati dello studio SENTIERI – (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) – sono stati presentati al XXXV Congresso Annuale dell’Associazione Italiana di Epidemiologia (7-9 novembre 2011, Torino) e pubblicati dalla rivista Epidemiologia e Prevenzione (Epidemiol Prev. 2011 Sep-Dec;35(5-6 Suppl 3). Questo progetto è importante perché contribuisce a individuare le priorità del risanamento ambientale a tutela della salute collettiva e lo fa attraverso indicatori appropriati. Svolto nell’ambito del Programma Strategico Ambiente e Salute promosso dal ministero della Salute e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), SENTIERI ha impegnato per quattro anni (2007-2010) un gruppo di 32 studiosi appartenenti a diverse Istituzioni Scientifiche: ISS, Centro Europeo Ambiente e Salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio, Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa ed Università di Roma Sapienza. Il progetto ha analizzato con una metodologia omogenea la mortalità per 63 gruppi di cause nel periodo 1995-2002 nelle popolazioni residenti in 44 Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche (SIN), per un totale di circa 6.000.000 cittadini in 298 Comuni. I SIN oggetto dello studio, il cui territorio viene definito nei rispettivi Decreti istitutivi, sono distribuiti su tutto il territorio nazionale (21 al Nord, 8 al Centro, 15 nel Sud). I SIN sono molto diversi tra loro per estensione, numero di Comuni e di residenti, tipologie di esposizioni ambientali. A titolo di esempio si citano il SIN di Emarese, Val d’Aosta, un solo Comune, 202 residenti al Censimento 2001, ed il SIN Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano, Campania, 77 Comuni la cui popolazione supera 1.300.000 unità. La presentazione e la discussione dei dati di mortalità per ogni SIN è stata effettuata mostrando i dati relativi a grandi gruppi di cause, e i dati su cause di morte selezionate a priori a seconda delle esposizioni ambientali specifiche del SIN. I grandi gruppi di cause sono gli stessi per ogni SIN, e descrivono il profilo di mortalità generale (ad es. tutte le cause, tumorale, mortalità respiratoria, cardiovascolare). In particolare, è emerso – continua lo studio – che la mortalità in tutti i SIN, per le cause di morte con evidenza a priori Sufficiente o Limitata per le esposizioni ambientali presenti supera di circa il 15% il valore atteso, con un Rapporto Standardizzato di Mortalità di 115,8 per gli uomini (IC 90% 114,4-117,2, 2.439 decessi in eccesso) e di 114,4 per le donne (IC 90% 112,4-116,5, 1.069 decessi in eccesso). Tale sovramortalità si riscontra anche estendendo l’analisi a tutte le cause di morte: il totale dei decessi, per uomini e donne, è di 403.692, in eccesso rispetto all’atteso di 9.969 casi (SMR 102,5%, IC 90% 102,3-102,8), con una media di oltre 1.200 casi annui nel periodo 1995-2002. SENTIERI conferma i risultati di alcune precedenti indagini relative alla mortalità nelle aree ad elevato rischio di crisi ambientale, mostrando che lo stato di salute delle popolazioni residenti nei siti esaminati appare risentire di effetti avversi più marcati rispetto alle Regioni di appartenenza.

Fonte: www.controlacrisi.org

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