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“A sostegno del diritto alla salute e al reddito di tutti i dipendenti dell’azienda e delle imprese di appalto”, questa mattina 1500 lavoratori dell’Ilva hanno avviato uno sciopero a oltranza e un presidio permanente. Insieme hanno approvato all’unanimità un documento secondo il quale l’azienda dev’essere “espropriata e nazionalizzata immediatamente”. A dichiararlo è l’Usb. Ma hanno anche chiesto “Il fermo e il rispristino degli impianti maggiormente inquinanti – è scritto nel documento – e di garantire i posti di lavoro a tutti i dipendenti Ilva e a quelli dell’indotto. Cgil Cisl Uil – aggiunge l’Usb – siano state ormai sfiduciate dai lavoratori dell’Ilva e considera non più rinviabile il rinnovo delle Rsu, affinché queste rappresentino la reale espressione degli interessi dei lavoratori”. Intanto questa sera Antonio Catricalà, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha convocato per questa sera alle 19.30 a Palazzo Chigi un vertice d’urgenza sulla situazione dell’Ilva con Mario Monti, i ministri degli Interni, dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente, i segretari di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, il presidente di Confindustria Squinzi, e il presidente dell’Ilva Bruno Ferrante.

Fonte: Controlacrisi

Dalla lettura dei leaks di Anonymous iniziamo a pubblicare qualche documento interessante tra quelli sottratti alla Polizia di Stato. Quello che pubblichiamo è sull’impiego dei lacrimogeni durante il 3 luglio del 2011, giorno dell’assedio al fortino/cantiere della Maddalena. Il Titolo è “MANIFESTAZIONE NAZIONALE NO TAV DEL 3.7.2011 – IMPIEGO DI ARTIFICI LACRIMOGENI E MEZZI SPECIALI” e si può trovare all’interno del pacchetto NOTAV classificato dall’operazione #Antisecita. Scopriamo che  sono stati lanciati 4357 lacrimogeni contro i notav, così suddivisi:  Polizia di Stato (solo Reparti Mobili)   2157, Carabinieri 2000,  Guardia di Finanza 200. Sono stati autorizzati al lancio di acqua tre dei quattro idranti impiegati. Dal proseguo della lettura si legge anche che “I lacrimogeni, seppur in un uso così massiccio, si sono rilevati inefficaci nell’allontanamento dei manifestanti che, respinti, ritornavano sull’area rapidamente, vuoi perché attrezzati con maschere antigas, farmaci nonchè secchi d’acqua in cui spegnere i lacrimogeni e guantoni per rilanciarli all’indirizzo del personale operante, attenuandone di fatto l’effetto, vuoi per il peculiare contesto boschivo, ricco di vegetazione ed infine per le condizioni del vento, non sempre a favore”. Ancora il documento pone l’accento sugli effetti collaterali nei confronti degli agenti stesi: “… peraltro affaticato nella respirazione già accelerata dalla corsa e complicata dall’uso delle maschere anti gas, rese altresì permeabili dal sudore, i cui filtri sono stati messi a dura prova dalla lunghezza dell’esposizione […]. Frequentissimi gli episodi di vomito, irritazione cutanea, intossicazione, stato confusionale transitorio”. E sugli idranti “…Gli idranti – della cui ultima data di impiego in questa provincia non si ha memoria – fatto salvo in un settore di impiego favorevole per la dislocazione, non hanno sortito l’effetto deterrente sperato”. Insomma dopo 6 ore di scontri, 4357 lacrimogeni lanciati (molti prendendo bene la mira come le foto e i video dimostrano) i notav non hanno mollato, e gli agenti hanno pianto e vomitato parecchio!

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Fonte: http://www.notav.info

Martedì 13 dicembre 2011, a Firenze, vengono assassinati due cittadini senegalesi e altri 4 vengono feriti dalla stessa arma. Arma impugnata da Gianluca Casseri, militante di Casa Pound Pistoia nonché assiduo frequentatore e collaboratore di diverse sedi di Casa Pound in Toscana. Questo fatto cruento non può certo essere interpretato come il sintomo della follia di un individuo, si tratta, piuttosto, della punta di un iceberg. L’odio razziale, propagandato per più di un decennio anche dalle destre parlamentari, è una caratteristica centrale del discorso neo-fascista diffuso da queste stesse organizzazioni. Nonostante la nostra Costituzione vieti espressamente l’apologia di fascismo e di razzismo, questi gruppi sono oggi largamente diffusi sul territorio Toscano e Nazionale. La loro legittimazione è da sempre funzionale ad un potere politico ed economico che utilizza questi stessi elementi come bassa manovalanza e come strumento di divisione sociale. Lo scopo è di scongiurare un’unità pericolosa per l’attuale sistema, alimentare le paure e le frustrazioni delle classi meno abbienti. L’odio per il diverso è funzionale alla distrazione delle masse dai reali problemi sociali ed economici del paese. Ad una repressione politica segue necessariamente l’attuazione di strategie di controllo diversificate e locali; a questi gruppi neo-fascisti di fatto, è stato affidato il compito di reprimere ciò che una legge non potrà mai cancellare: la lotta ed il libero dissenso. Non è più possibile ignorare questi gruppi dell’estrema destra, coltivando l’illusione che, in fondo, si tratti di pochi e ininfluenti personaggi. Gli ultimi anni hanno visto il coinvolgimento di militanti neo-fascisti in numerosi episodi di aggressione nel nostro territorio ed in quello Nazionale, con la complicità, a volta evidente, di certi settori istituzionali. Vogliamo ricordare i Fatti di Pistoia che hanno visto il coinvolgimento diretto dell’assassino Casseri. Egli era presente a tutte le udienze del processo contro gli antifascisti toscani, che si erano riuniti per discutere dell’emergenza democratica delle ronde leghiste, accusati invece di aver devastato la sede del circolo Casa Pound di Pistoia. La memoria ha valore se conservata e protetta, altrimenti gli orrori del secolo passato si ripeteranno inesorabilmente. Dare spazio a simili frange estremiste, in nome della tolleranza e della libertà di parola, significa lasciare che si diffonda un pensiero e delle pratiche già giudicate dalla storia e bollate come crimini contro l’umanità. Se ora vediamo questi sparuti, e neanche troppo, nuclei, utilizzare APPARENTEMENTE le regole del gioco democratico, è soltanto perché al momento attuale è l’unica via per avere una certa diffusione a livello formale e mediatico. Gli incendi dei campi Rom sono passati come uno sfogo alla frustrazione e non come il sintomo di un crescente odio razziale. Odio suscitato ad arte proprio da quei gruppi di estrema destra dei quali chiediamo la messa fuorilegge, in ottemperanza alla NOSTRA Costituzione e alle leggi dello Stato Italiano. In questo contesto e con l’aggravarsi della crisi economica, è più che mai necessario rispondere con forza a queste organizzazioni e alla cultura dell’odio da esse propagandata. Con questo documento le chiediamo di intervenire con gli strumenti a sua disposizione per far chiudere le sedi di Casa Pound e tutte le organizzazioni ad essa affiliate in Toscana, dichiarando la loro illegalità . Le chiediamo di fare da apripista al resto d’Italia e di far rispettare la Costituzione italiana e le leggi dello Stato. Mai più diffusione dell’odio razziale, mai più omicidi xenofobi. Questo sarà solo il primo passo per poter rispondere al discorso razzista, dimostrarne l’incoerenza logica, ricostruendo finalmente nel nostro Paese una cultura del rispetto verso le differenze religiose, sessuali, culturali, etniche e di genere.

Antifascisti Toscani

Oggi si è svolta la quinta udienza preliminare del procedimento penale che vede imputati i 46 NO TAV per i fatti del 27 giugno e del 3 luglio avvenuti in Val Susa. In aula hanno preso parola gli ultimi avvocati della difesa per discutere le posizione dei loro assistiti. Essi hanno fatto notare, con le dovute specificità individuali, come la riproduzione fotografica fornita dalla digos torinese ritraggano immagini statiche solo ed esclusivamente del soggetto sottoposto al presunto reato, decontestualizzate dal resto, con uno spazio temporale fra una foto e l’altra di diverse ore. Nell’intenzione dell’accusa questo potrebbe far presupporre che l’imputato abbia perpetuato per diverse ore il reato contestatogli. Le foto che ritraggono quel singolo momento, in quella singola situazione fisica e temporale, non vengono interpretate come un momento unico, ma come una continuazione dell’azione nell’arco di un lungo tempo. Ovviamente questa posizione dell’accusa viene contestata dalla difesa che ritiene invece quel momento un momento unico, specifico. In più ciò che manca assolutamente è la ricostruzione del comportamento di un altro importante attore in campo oltre i manifestanti, cioè quello delle forze dell’ordine che avrebbero, ad esempio, iniziato il lancio di lacrimogeni prima del lancio di sassi. Alla fine della discussione degli avvocati difensori, i pm hanno fornito nuovi atti probatori, in riferimento al materiale sequestrato dalla digos durante le perquisizioni dei mesi precedenti, riconducibili ai soggetti interessati. Questa operazione viene immediatamente contestata dalla difesa, per difetto di procedura, poiché tutto il materiale probatorio deve essere consegnato prima della discussione in aula dell’udienza preliminare. Il gup Edmondo Pio, di fronte a tale obiezione, non ha potuto far altro che appoggiare la richiesta della difesa, rigettando il nuovo materiale fornito dai pm. Terminata l’udienza preliminare gli imputati hanno voluto leggere un documento scritto e redatto collettivamente dai 46 imputati, di cui riportiamo il testo: “Noi, imputati Notav inquisiti in questo procedimento protestiamo contro la permanenza di misure cautelari che vedono tre di noi comparire ancora in stato di detenzione carceraria durante le udienze preliminari. Ad un anno di distanza dai fatti contestati, dopo sei mesi dall’arresto, riteniamo un accanimento punitivo il mantenimento di queste misure nei confronti di tre imputati che, per posizione personale e per reati contestati, non sono diversi dagli altri a piede libero. La loro permanenza in carcere riveste solo una funzione di immagine a fini puramente mediatici per rafforzare le tesi della procura torinese. Lo stesso discorso vale anche per gli altri tre imputati ancora agli arresti domiciliari. Noi tutti siamo parte di un grande movimento collettivo che si batte contro un’opera inutile, devastante e nociva per un intero territorio e la comunità che lo abita”.

Fonte. Infoaut

La Chiesa cilentana scende in campo per contrastare la costruzione della discarica a Laurito. Domenica c’è stato un incontro tra il parroco di Laurito, Montano Antilia e Alfano don Aniello Carinci, che si è già schierato contro la discarica tanto da subire varie intimidazioni tramite lettere anonime, e il vescovo della diocesi di Vallo della Lucania, Mons. Ciro Miniero. L’incontro si è concluso con l’accordo di stilare un documento, in accordo con i sindaci, per contrastare in maniera unanime, le decisioni che sono state imposte dal Commissario Straordinario e dalla Provincia. “Quello di don Aniello è un atto che deve servire a dare un forte segnale a tutta la comunità che lui rappresenta e per fare in modo che  politici e le istituzioni si sentano responsabili di quanto sta accadendo. – hanno detto dal Comitato ‘Cilento oltre il rifiuto’ – Don Aniello ha ricevuto anche delle lettere anonime che lo invitavano a non occuparsi di quanto stava accadendo”. Nel frattempo il parroco ha annunciato pure le dimissioni dalle tre parrocchie da lui dirette: “Un gesto del genere sarebbe monito per tutti i politici e per chiunque ricopra cariche istituzionali, perché non sono stati in grado di prendersi le loro responsabilità, spingendo tutti noi nel baratro. – hanno aggiunto dal Comitato – Facciamoci vedere tutti solidali e diamo voce alla nostra coscienza. Una coscienza collettiva che dia uno schiaffo morale a chiunque crede che non siamo capaci di fermare le imposizioni che ci provengono dall’alto. Il Commissario Vardè non ha alcun interesse verso il nostro territorio, infatti per lui basta che concluda egregiamente il suo mandato di dodici mesi e che incassi, semplicemente stando seduto dietro un tavolo, 13mila euro mensili”. Intanto si è venuto a sapere che a seguito della riunione che si è tenuta a Vallo della Lucania tra diversi amministratori locali, lo scorso 26 novembre, e da cui doveva uscire una proposta alternativa da inoltrare alla Provincia, tale documento non è stato ancora consegnato dal primo cittadino vallese Antonio Aloia. In quella proposta alternativa oltre alla discarica si parlava di istituire un mini stir, un sito di compostaggio per Vallo e il CDR. Dal PD invece arriva il progetto di formare un CONSRIF da Capaccio a Sapri con nomine, cda, presidenza, vice-presidenza e posti di lavoro da distribuire. “Chi non tutela il nostro territorio è contro il suo sviluppo e noi ci batteremo contro questo sistema. – hanno concluso dal Comitato – Non esistono più mezze misure, quindi, nel nome della libertà mobilitiamoci”.